Più di un secolo e mezzo fa,
quando ancora l'unità d'Italia era ben lontana dal concretizzarsi, la
produzione dei limoni del Garda finiva sulle tavole non solo dei locali, ma
anche di gran parte del nord del paese. Con l'unificazione e l'apertura dei
mercati, è venuta meno la domanda, e molti delle limonaie si sono trasformate
riserve, musei a cielo semi-aperto visitabili solo durante alcuni periodi
dell'anno. Nonostante la volontà e gli sforzi dei produttori che oggi
vorrebbero rilanciarsi, la strada per ritornare ai vecchi fasti si presenta
certamente ancora lunga e tortuosa. Sinuosa almeno come la via che conduce dal
basso lago verso Riva del Garda, percorrendo la sponda bresciana. Un'unica strada,
sempre piuttosto trafficata, costeggia il bacino portandosi sempre più a nord e
incontrando le meravigliose Salò, Gargnano, Limone sul Garda. Proprio a
Gargnano, dove si concentravano circa la metà delle limonaie presenti su tutta
la riviera, ancora oggi in primavera, si celebra il festival dell'agrume
autoctono: http://www.terresapori.it/
Al di sopra delle limonaie, ben
visibili per via dei pilastri chiari e delle travi in legno che permettevano di
coprire le piante nei mesi più freddi, vi sono percorsi che permettono,
volendo, di raggiungere la Valvestino, territorio isolato, leggendario, che
collega il Benaco col Lago d'Idro.
Dall'incantevole frazione di
Sasso, circa 400 metri sul livello del mare e a 10 minuti di auto dal centro di
Gargnano, si può risalire a piedi il sentiero che uscendo dal paese prende in
direzione dell'Eremo di San Valentino. Si dice che il santuario sia stato
costruito come ex-voto dai pochi abitanti scampati dalla peste del '600. Non è
difficile crederlo. Raggiungendo le sue altezze, numerosi balconi naturali
permettono di sbirciare il lungo lago.
Dal santuario, anticipato da un
portale in legno auto-chiudente degno di un film di fantascienza, si può salire
una sorta di ferrata molto ripida, in direzione del Comer, raggiungendo dopo
poco uno sperone di roccia denominato Pulpito da cui si domina tutta la
vallata.
Proseguendo ancora sul sentiero
n.31, si giunge dopo circa 40 minuti di salita alla sommità del Monte Comer.
Una croce a quota 1279 e un tabellone esplicativo sui rapaci presenti in zona,
sono il corollario ideale per godere della brezza che soffia tra il lago e le
vette della Valvestino immerse nella foschia.
Per chi non fosse ancora soddisfatto,
è possibile salire in altri 40 minuti anche su Monte Denervo (1459 metri),
perfettamente collegato al Comer. Un enorme traliccio lo distingue da quelli
limitrofi. Anche da lassù il panorama è maestoso e spazia da Garda a Torbole,
sebbene il frontale monte Comer nasconda una parte del panorama.
Il ritorno può essere
semplificato un po', tenendo la destra nel bosco oltre il Rifugio Alpini. Si
scenderebbe pertanto verso il Torrente Valle di San Martino, sempre sul
sentiero n.31; attraversando il ponticello successivo, ci si reimmette sulla
tratta principale poco prima della salita verso l'Eremo.
Al tramonto, attendendo che il
sole scenda dietro le cime occidentali, è bello sbirciare dall'alto l'umanità
errante del litorale. Persino la villa che ospitò il Duce durante la Repubblica
Sociale è ben visibile da quassù, malgrado ora sia stata convertita in semplice
hotel di lusso.
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