Ennesimo tour d'Italie: organizzazione, spirito d'adattamento, un Wolkswagen Caravelle e si parte.
Innanzitutto decidiamo di fare
meno autostrada possibile, un po' per risparmiare, un po' per gustarci i paesi
che si alternano lungo il tragitto. Per chi arriva come noi dalla pianura padana, viene tutto sommato comodo scegliere di arrivare fino a Parma con la
provinciale e poi da lì imboccare la Cisa. Questo fa risparmiare non poco in
termini di chilometri e allunga il viaggio solo di qualche minuto. A bordo
abbiamo sempre con noi una trentina di litri d'acqua - in frigo e in diverse
taniche - per rifocillarci e per riempire la doccia solare. Partenza dunque, all'insegna dell'autosufficienza idrica.
Lucca
Lucca è una città stupenda, solo
da qualche anno è stata rivalutata da una serie di eventi che la valorizzano
dal punto di vista culturale - Lucca Comics, Lucca Summer Festival - dal punto
di vista paesaggistico - architettonico si valorizza da sola. Arrivarci in
serata, parcheggiare comodamente fuori le mura e poi perdersi per i suoi vicoli
è pura poesia.
Facciamo a piedi il percorso da Porta Sant'Anna a Piazza
Napoleone; proseguiamo fino alla stupenda Chiesa di San Michele in Foro e poi
continuiamo a camminare fino a notte fonda.Quando non c'è più nessuno in giro
torniamo in furgone a riposare.
Lucca - Pistoia -
Serravalle Pistoiese
Colazione in città in una discreta pasticceria e poi giro per le bancarelle che espongono manufatti artistici il sabato mattina, fino alla chiesa di Sant'Agostino, in cui si dice sia nascosto un portale che conduce direttamente all'inferno (non abbiamo testato la cosa perché chiusa al pubblico).
Facciamo poi un pensiero alla visita della Torre Guinigi - con la sua particolare vegetazione in cima - e del museo del fumetto, ma al momento la nostra idea è quella di spostarci entro il primo pomeriggio, quindi saltiamo entrambe le cose e riprendiamo la guida spostandoci verso Pistoia.
Zona
collinare stupenda, appena entrati nella provincia pistoiese giungiamo quasi
senza rendercene conto all'omonimo paese natale di Collodi; meta turistica che
non ha molto da offrire a dire il vero, ad eccezione del Parco di Pinocchio e
della maestosa Villa Garzoni. Nel tardo pomeriggio giungiamo a
Pistoia, un centro storico affascinante ingiustamente spesso tralasciato dalle
guide turistiche.
Il nostro obiettivo è quello di informarci per percorrere
l'antica via del ghiaccio in treno, tracciato ferroviario che unisce la città
con la zona porretana, ma informandoci nell'ufficio informazioni sito
nell'antico Palazzo dei Vescovi capiamo che al momento è impossibile a
causa di alcuni smottamenti.
Contemporaneamente siamo davvero fortunati però, perché
proprio nell'ufficio incontriamo una guida volontaria che ci fa da cicerone
facendoci scoprire caratteristiche incredibili disseminate lungo tutto il
centro storico.
Il tour inizia all'interno di una pasticceria in cui assaggiamo
uno dei dolci tipici, i brigidini (l'altro è il confetto) e si conclude in una
via famosa per la produzione,
in periodo medievale di lame speciali,
"pistoris": da qui il nome "bisturi", da Pistoia. Un paio
d'ore davvero ben spese a scoprire un vero e proprio gioiello - che oltre alla
Cattedrale di San Zeno e al Battistero di San Giovanni di medievale mantiene
davvero tantissimo - scarsamente conosciuto al di fuori della regione.
A pochi
chilometri si trova la stupenda Serravalle Pistoiese. Arriviamo sulla collina
che la ospita al tramonto;
scopriamo che è festa e dopo essere saliti in cima
alla medievale Torre del Barbarossa, sotto cui si snodano le vie del
paese, seguiamo i profumi e scopriamo griglie e cucine disseminate per le
varie corti e slarghi presenti. Assaggiamo
salumi di cinghiale, formaggi, porcini fritti, il lampredotto e qualche vino
rosso locale. Facciamo ritorno al furgone sazi e soddisfatti.
Livorno - Castiglioncello - Castiglione della Pescaia
Ci svegliamo alla buonora e facciamo rotta verso Livorno, città che conosciamo entrambi molto poco. Una rapida consultazione e individuiamo il locale più gettonato della città: daGalileo.
Dopo esserci fatti un giro rilassante all'interno della Fortezza nuova, cinquecentesco baluardo molto ben conservato, andiamo a pranzare.
Per digerire cosa c'è di meglio di una bella passeggiata in
centro da Piazza Grande fin su verso il lungomare? Arrivati alla Terrazza
Mascagni che dà sulle spiagge gremite di cittadini intenti a gustarsi l'ultimo
sole settembrino, stremati facciamo ritorno al furgone con una sola idea in
testa: un po' di riposo in una spiaggia libera.
L'idea infatti è passare da
Castiglioncello nel pomeriggio e starci per un po', ma non abbiamo fatto i
conti col traffico e l'affollamento della domenica. Così, trascorsa un'ora a
cercare parcheggio al paese, decidiamo di proseguire verso sud, direzione
maremma. Il traffico si fa un po' meno caotico uscendo dalla provincia di
Livorno. Decidiamo di passare la serata a Castiglione della Pescaia. In serata approfittiamo del parcheggio
gratuito appena fuori del centro storico per darci una sistemata prima di recarci
in centro per visitare la zona del castello. Oltre alla miriade di ristorantini
che propongono cose molto particolari - ma anche piuttosto costose - vi è un
ottimo locale per chi ami le birre artigianali: la Birroteca Castiglionese. Qui
ci concediamo un’ottima birra prodotta sul monte Amiata e un paio di piatti di
pasta fritta e prosciutto crudo.
Vetulonia
Ci sveglia all'alba una tempesta
di sabbia nel parcheggio in riva al mare. La pioggia torrenziale che segue ci
spinge a trasmigrare. Scendiamo ancora e un cartello lungo
la strada ci incuriosisce: Vetulonia.
Seguiamo le indicazioni e arriviamo in
questo paese dove davvero il tempo sembra essersi fermato. L'antica Vatl etrusca,
è un borgo stupendo 300 metri sul livello del mare, proprio sopra al paese di
Buriano. Dalla piazza del museo etrusco, parcheggiati ci sdraiamo portellone
aperto a goderci il panorama mozzafiato dei monti che degrada verso il mare.
Visitiamo poi in un silenzio irreale tutti il centro storico col fiato sospeso.
Non ci sembra vero essere arrivati in un'oasi di pace come questa.
Arrivando
sotto la Chiesa dei Santi Simone e Giuda e notiamo le mura ciclopiche
dell'antico centro. Poi scendiamo fuori dal paese a visitare la famosa
necropoli: ciclamini selvatici ovunque.
Il nostro intento era quello di
riposarci una mezza giornata e invece rimaniamo fino al giorno successivo,
deliziati dai piatti offerti dall'osteria "La vecchia cantina".
Dai pici al ragù di cinghiale, ai tortelli con le erbe, al
cinghiale in umido, un onesto vino rosso da pasto grossetano - e coinvolti
dalle chiacchierate con la gente del posto, davvero una comunità unita dalla
comune passione della salvaguardia delle tradizioni e del territorio. La sera
siamo invitati ai preparativi della Corsa dei ciuchi, che si svolge ogni anno
all'inizio di settembre, ma non ci fidiamo a muoverci soli, da queste parti la notte è molto facile imbattersi in
cinghiali che si avventurano fin dentro il paese in cerca di cibo.
Grosseto - Porto Ercole - Pescia Romana
La mattina presto lasciamo a
malincuore Vetulonia e puntiamo verso Grosseto. Ci riforniamo di vino alla Morisfarms, lo stesso che avevamo gustato il giorno prima a
Vetulonia: rosso e bianco colorano le nostre taniche da 5 litri e finiscono
incastrati nel bagagliaio. Il sole picchia ma il vento di Tramontana non ci da
tregua da un paio di giorni. Decidiamo comunque di concederci finalmente una
mezza giornata di spiaggia a Principina mare. Da qui, stanchi delle insabbiature
e del cielo a sprazzi velato, un'oretta dopo ripartiamo di nuovo. Nel tardo
pomeriggio ci sarebbe un'escursione organizzata da una Guida ambientale, alla scoperta della fortezze di Porto Ercole, zona
Argentario.
8 km tra la Rocca Aldobrandesca (Spagnola) e l'inespugnabile Forte Stella, con passaggio obbligato nel centro storico di Porto Ercole, paese di pescatori in espansione dalla metà degli anni 60 ma che ha saputo mantenere uno sviluppo architettonico dignitoso e consono a una località di mare.
Parlando con la
nostra preparatissima guida, chiediamo dove sia possibile mangiare bene pesce
spendendo il giusto. Ci consiglia una agri-campeggio a pochi chilometri da li.
Pescia Romana è già nel Lazio, provincia di Viterbo, e garantisce a chiunque vi metta piede la tranquillità di un paesaggio rurale coltivato solo a sprazzi e una densità abitativa davvero bassa. "Qui il fatto di essere quattro gatti ci ha salvato", ci aveva confidato Pietro, e così possiamo constatare coi nostri occhi quanto si possa mangiare ottimo pesce e concedersi una sosta (e dopo giorni una doccia davvero calda) al Camping l'Olmo, senza spendere una fortuna.
Orbetello - Tagliata Etrusca - Pitigliano
La spiaggia di Pescia è davvero
stupenda e selvaggia, ci ricorda alcune spiagge della Puglia, con la
vegetazione rigogliosa a ridosso della battigia. Qui ci concediamo il primo
bagno del viaggio. L'impressione che si ha qui, a pochi chilometri tutto
sommato dalle rinomate Principina, Castiglione, Orbetello, è che il turismo di
massa si sia dimenticato di arrivare in questi lidi davvero stupendi. Ad ora di
pranzo ripartiamo e per una volta andiamo a nord, tornando verso Orbetello.
La storia
delle strisce di terra che ha impedito nel corso degli anni al paese di
continuare ad essere l'importante porto che era nel passato, è centenaria.
Sembra infatti che il Tombolo della Giannella si sia formato qualcosa come 5000
anni fa.
Le mura ciclopiche su cui sorge la cittadina ai bordi della laguna
formatasi nel frattempo, testimoniano l'insediamento etrusco del V secolo a.c.
Un paio d'ore bastano per girare i vicoli centrali, gustandosi un ottimo gelato
proprio sotto gli archi del Palazzo del Podestà a "Le logge".
Arrivando fino all'imbocco del ponte, e quindi alla passeggiata da cui poi si giungerà a vedere il tombolo di fronte, si possono vedere i magnifici mulini ad acqua coi quali nel XVII secolo e successivi si macinava la farina. Spostandosi verso Ansedonia, andiamo a visitare la Tagliata Etrusca, grandiosa opera ingegneristica prima etrusca e poi romana, un canale scavato nella roccia manualmente lungo il promontorio, per cercare di ridurre l'insabbiamento del porto. Davvero incredibile da visitare, e proseguendo per la scalinata si arriva ad un punto panoramico a dir poco notevole. In prossimità del parcheggio, si trova la Torre della tagliata, costruzione del '500 che divenne poi abitazione in cui soggiornò Puccini, compositore lucchese di cui in città avevamo anche intravisto la casa-museo.
È tardo pomeriggio ma non siamo ancora
stanchi. L'avere sempre con sé un posto dove poter in qualsiasi momento
rifugiarsi ci consente un girovagare completamente slegato da ogni ritmo
turistico. Ci spostiamo poi nelle terre del tufo. L'indomani in serata inizierà
una manifestazione, ovviamente culinaria: non possiamo mancare. Arriviamo nella
"Piccola Gerusalemme", così definita per l'accoglienza data agli
ebrei fin dal '400 e loro importante rifugio nei secoli successivi.
Giungere a
Pitigliano al tramonto è un'esperienza trascendentale. Le luci giallastre dei
lampioni fanno risaltare la pietra su cui poggia la totalità degli edifici,
l'antico acquedotto crea un arco oltre il quale si espande un tramonto
mozzafiato.
Perdersi per gli antichi viottoli e passare da Piazza della
Repubblica al piccolo gioiello del quartiere ebraico è sorprendente. Le antiche
e le nuove botteghe si alternano e non danno tregua al passante che può alla
fine rifugiarsi in uno dei piccoli cortili sotto i quali passano piccole strade
e scorre di conseguenza altra vita.
Sorano - Vie cave - Sovana - Saturnia - Pitigliano
Oggi ci giriamo la zona
circostante: paesi sorti su tufo e costruiti col tufo. Partenza da Pitigliano,
direzione Sorano, ad una ventina di chilometri. La "Matera toscana" è
un altro piccolo gioiello molto simile per fattezze a Pitigliano, ma dalle
dimensioni notevolmente ridotte.
Passeggiamo nella piazza, passando per l'arco,
fino a raggiungere il Masso Leopoldino, dalla cui sommità si vede tutto il
dedalo di strade sottostanti che si snodano fino a Palazzo Orsini. Le vie sono
disseminate di poesie dedicate al borgo; scritte su piccole piastrelle in
corsivo, sono utili per capire il forte senso di appartenenza della gente che
ha abitato questi luoghi in anni in cui l'isolamento era obbligato e non come
oggi che per molti altro non è che una scelta di vita. Uscendo da Sorano, in
direzione Sovana, si incontra dopo qualche centinaia di metri una zona
archeologica molto importante.
Salendo sulla destra, oltre a diversi antichi
insediamenti scavati nella roccia, si arriva a un belvedere meraviglioso
proprio di fronte al paese. Se invece si prende il sentiero sulla sinistra, si
incontrano le cosidette "Vie cave": vie scavate nel tufo che
attraversano boschi in diverse direzioni.
L'antica Sovana - Suana, per gli etruschi - è per così dire "la terza sorella". Altro
borgo medioevale in cui gli orologi sembrano essersi rotti da tempo, è
visitabile in un'oretta circa. Da segnalare, la chiesa di Santa Maria Maggiore
con l'interessante ciborio. Fonte di reddito da queste parti è l'artigianato
del legno: si lavorano come un tempo, senza usare vernici ma solo oli e cere
naturali, legno di olivo, faggio,
quercia, arrivando a produrre piccoli gioielli (utensili, ciotole, taglieri,
credenze) col solo utilizzo di strumenti a mano e pochi meccanici. Ci facciamo
un piccolo regalo presso la piccola Bottega del legno in pieno centro storico,
consigliatissima. Dopo una panzanella, nel primo pomeriggio
siamo piuttosto sfiniti e ci spostiamo verso Saturnia. Le terme libere attirano gente da ogni dove, tutti i giorni della settimana.
Ci sdraiamo nell'acqua sulfurea che crea piccole cascate fin giù verso il
torrente, ma il calore dell'acqua, in una giornata calda come questa, non ci
consente di stare a mollo più di un paio d'ore. Ci sciacquiamo nel parcheggio
con la nostra borsa termica e torniamo a Pitigliano sperando di fare in tempo a
visitare la sinagoga che non siamo riusciti a vedere il giorno prima. Purtroppo
però gli orari di visita sono un po' limitanti, quindi dobbiamo soprassedere. Stasera
è serata di Sagra e in
giro per le due strade principali del centro ci sono una decina di cantine
aperte più o meno profonde, visitabili appunto una volta l'anno essendo
private, dalle quali scaturisce una festa che coinvolge l'intera popolazione.
Le varie contrade durante "Settembre diVino - 4, 5, 6, 7 settembre",
cucinano e dissetano locali e turisti - per la verità pochi, da queste parti,
rispetto ad altri luoghi in cui sembra di avere a che fare con feste inventate
ad hoc per accalappiare i foresti (questo è anche garanzia di qualità dei cibi
e prezzi bassi, essendo destinati ad un consumo tutto sommato locale) - più o
meno con gli stessi prodotti, sfidandosi a prepararli secondi tutti i crismi
che la tradizione prevede. Con poco mangiamo e beviamo benissimo: porchetta,
ammazzafegato, tagliata di manzo, affettati e formaggi misti... passeggiata poi
tra stornelli e musica dance, concerti e karaoke. Che spettacolo:
questa gente dovrebbe farci scuola in termini di organizzazione di feste
locali.
Arcidosso (Monte Amiata) - Casal di Pari - Bagni di Petriolo - San Galgano - Siena
Partiamo da Pitigliano sul
presto, dato che oggi è prevista molta strada, per di più di montagna.
Risaliremo lungo l'interno della toscana, tagliando per i monti centrali e
passando accanto al Monte Amiata. Un centinaio di chilometri ci separano dalla
provincia di Siena e da Casal di Pari. Natura incontaminata e scenari stupendi
ci attendono lungo il percorso, peccato per le davvero troppe numerose strade
malmesse. Più o meno a 3/4 di strada, nei dintorni di Arcidosso ci fermiamo a
prendere birra e miele alle castagne, da queste parti regine incontrastate dei
boschi. Dopo circa 4 ore arriviamo a Casal di Pari.
Meta fissa del pranzo di oggi, la famosa trattoria "Da Rosanna". Consigliatissima, ci viziamo con salumi, pici al ragù di cinghiale e cinghiale
in umido - si, è la costante del viaggio - e vino locale senza svenarci alla
cassa. Un bagnetto a Petriolo dopo pranzo, a mollo nell'acqua a 50 gradi, è
quello che ci vuole. Peccato per il gran numero di tafani che rendono
impossibile uscire dall'acqua a rifiatare ogni tanto. Anche queste terme sono
comunque consigliate solo in periodo fresco, altrimenti si rischia di soffrire
oltre misura.
Nel tardo pomeriggio arriviamo alla incantevole abbazia
cistercense di San Galgano, famosa per non avere più il tetto, a causa del
recupero dei materiali da costruzione - piombo su tutti - nel 1500. San
Galgano, dopo una vita condotta malo modo, si dice si sia rifugiato sull'eremo
in cima alla collina accanto la chiesa e abbia deposto la spada in una roccia.
La spada ora è sotto una teca trasparente ma l'eremo dal soffitto dai cerchi
concentrici è comunque visitabile.
Siena da qui è piuttosto vicina e decidiamo
di concludere il nostro viaggio, per oggi, proprio qui. Arriviamo ad ora di
cena in città, parcheggiamo nella zona adibita ai camper e ci incamminiamo
lungo la via che porta in centro. Prendendo le scale mobili si sale in un
attimo, c'è poca gente in giro e di turisti nemmeno l'ombra.
Capitare nel
centro storico di Siena alle prime luci della sera è un'esperienza che tutti
dovremmo fare una volta nella vita. Tra i colori dei palazzi antichi, illuminati
dalle luci dei lampioni, arriviamo sotto la scalinata del Duomo;
facciamo i gradini senza fretta girandoci ogni due secondi a rimirare la
maestosità e la particolarità dell'architettura che domina fino alla piazza
duomo in cui stiamo giungendo. Ci sdraiamo sulla panchina in marmo ricavata nel
palazzo di fronte alla chiesa e restiamo una buona ora a rimirare nel silenzio
più assoluto.
Ci spostiamo poi in Piazza del campo, anche qui
poca gente e un'atmosfera unica. Prendiamo un panino al salumificio accanto
alla torre del Mangia e il gestore ci invita a salire al piano si sopra. Ci troviamo così affacciati ad un balcone che dà direttamente su una delle
piazze più scenografiche d'Italia. Girovagando finiamo attirati dal vociare
festoso di una contrada: la Civetta quest'anno ha vinto il Palio per la 34°
volta nella sua storia e la sua gente sta così festeggiando per la 34° sera di fila in una delle cene all'aperto. Restiamo a vedere il corteo di gente
mascherata e sbandieratori uscire dalla strada e fare ingresso in piazza del
Campo tra cori e schiamazzi. Facendo ritorno al furgone decidiamo che non ci va
di dormire in una sorta di spartitraffico, e quindi lasciamo la città e saliamo
a Monteriggioni.
Monteriggioni - San Gimignano - Volterra - Pisa
Ci
svegliamo così sulla via Francigena, a Monteriggioni: antico borgo fortificato
dall'incredibile castello che nei secoli ha protetto Siena dalla rivale
Firenze, racchiudendo al suo interno la totalità degli edifici. Arrivarci di
sera, salire lungo il la strada e sbirciare le duecentesche torri perfettamente
conservate illuminate dal basso è notevole. Facciamo colazione in un bar di
piazza Roma mentre in giro non c'è quasi anima viva: che pace. Da qualche anno
è anche possibile camminare su una parte della cinta muraria.
La seconda tappa della giornata è la vicina San Gimigniano, la città delle torri - ben 16 rimaste delle oltre 70 di un tempo.
Ogni volta che ci torniamo, troviamo ad attenderci sempre più ressa. Facciamo ingresso dalla strada principale e arriviamo fino in piazza della Cisterna. Qui ci sediamo e cerchiamo un posto in cui trovarci a nostro agio per poter gustarci il panorama ma il flusso turistico incontrollato rende davvero impossibile le cosa. Assaggiamo un gelato alla famosa gelateria Dondoli, attualmente si dice sia il migliore al mondo e dobbiamo dire che la fama è tutto sommato meritata. Fuggiamo via, verso Volterra, paese di anarchici e sovversivi tutti. Che si incontri all'ingresso del paese il penitenziario della La Fortezza Medicea, è tutto sommato sintomatico. Siamo in una terra in cui un tempo gli alabastrini - gli artigiani dell'alabastro, oggi rimasti in numero tutto sommato esiguo - inscenarono vere e proprie lotte contro il potere, fascismo incluso. Il centro è vivibile, molto di più della "Manhattan del medioevo", e quindi passeggiamo ritemprandoci verso la piazza dei Priori e poi giù verso gli scorci più caratteristici di questa bella cittadina, la Valathri etrusca; poi usciamo di nuovo da Porta a Selci e ripartiamo.
La seconda tappa della giornata è la vicina San Gimigniano, la città delle torri - ben 16 rimaste delle oltre 70 di un tempo.
Ogni volta che ci torniamo, troviamo ad attenderci sempre più ressa. Facciamo ingresso dalla strada principale e arriviamo fino in piazza della Cisterna. Qui ci sediamo e cerchiamo un posto in cui trovarci a nostro agio per poter gustarci il panorama ma il flusso turistico incontrollato rende davvero impossibile le cosa. Assaggiamo un gelato alla famosa gelateria Dondoli, attualmente si dice sia il migliore al mondo e dobbiamo dire che la fama è tutto sommato meritata. Fuggiamo via, verso Volterra, paese di anarchici e sovversivi tutti. Che si incontri all'ingresso del paese il penitenziario della La Fortezza Medicea, è tutto sommato sintomatico. Siamo in una terra in cui un tempo gli alabastrini - gli artigiani dell'alabastro, oggi rimasti in numero tutto sommato esiguo - inscenarono vere e proprie lotte contro il potere, fascismo incluso. Il centro è vivibile, molto di più della "Manhattan del medioevo", e quindi passeggiamo ritemprandoci verso la piazza dei Priori e poi giù verso gli scorci più caratteristici di questa bella cittadina, la Valathri etrusca; poi usciamo di nuovo da Porta a Selci e ripartiamo.
Ultima tappa, Pisa, giusto per gradire. Ma si tratta solo di una rapida fuga verso il centro,
sbirciando la torre pendente più famosa del mondo.