sabato 27 aprile 2013

Viaggio in Romania - Prima parte, la Moldova



 
Durante la primavera del 2013 e successiva, abbiamo visitato l'est Europa, in particolare la Romania. Questo è il racconto del primo viaggio, quello alla scoperta della Moldova.

 
Partenza all'alba da Bergamo, voliamo su Bacau, cittadina della Moldova, Romania est. Nonostante un malfunzionamento dell'aereo che ci costringe a ritornare all'aeroporto di partenza dopo una mezz'ora dal decollo, alle 14.30 orario locale - un'ora avanti rispetto all'orario italiano - atterriamo all'aeroporto rumeno, una sorta di stazione delle corriere con due piste d’atterraggio.


Il primo giorno, o per meglio dire il pomeriggio, se ne va tra un giro nella parte commerciale della città e una cena a base di cibo cinese. Bacau non offre particolari bellezze artistiche, a parte qualche monastero ortodosso qua e là peraltro inghiottito da una selva di costruzioni risalenti all’epoca comunista. Si nota però fin da subito un'aria giovane e frizzante tipica dei paesi in pieno boom economico.

 
Ovunque cantieri e costruzioni e nei giorni successivi ci sarà dato osservare col sorriso una nascente borghesia che ostenta parecchio: auto lussuose messe in mostra, griffe indossate con sghemba eleganza. Tutto questo cozza molto con ciò che fa da sfondo: una cittadina di quasi poco meno di 200.000 abitanti in cui le attività commerciali sono svolte in basse costruzioni a ridosso degli edifici ai lati delle strade principali, e in mercati enormi ricavati persino da aree residenziali dismesse. Elementi, questi, tipici anche di altri paesi dell'est. 

 

Una delle ragioni per cui siamo qui è la visita alla Transilvania e a Brasov, incluso il vicino castello di Bran. Ben presto però abbandoniamo il proposito di spingerci fin laggiù in quanto attraversare un paese quasi senza autostrade, può essere molto difficile e potrebbe richiedere troppo tempo, avendo noi a disposizione solo una manciata di giorni.



Il secondo giorno ci alziamo presto e ci mettiamo in auto per raggiungere Slanic Moldova, città a sud di Bacau riconosciuta a livello nazionale per le sue acque salubri e curative. Il centro abitato è praticamente deserto, si riempie di turisti provenienti da tutto il paese solo nella stagione estiva. Per questo presenta molti hotel e un suggestivo percorso tra giardini e vasche per le trote, che si snoda lungo un torrente. 

Ogni tanto ci si imbatte in una fontana. Sul cartello si possono leggere le caratteristiche dell'acqua e le indicazioni terapeutiche. Queste acque termali sono state scoperte sin dal 1801, e possono curare molti disturbi soprattutto a livello di stomaco e reni. Tornando verso casa scorgiamo su un'altura un antico monastero - uno dei tanti - e decidiamo di raggiungerlo. 


La visita è molto suggestiva, soprattutto dal punto di vista visivo: molti affreschi restaurati da poco e dai colori intensi sono presenti all'interno della chiesetta centrale. 

Risalendo verso Bacau attraversiamo una marea di piccoli paesi in cui i 50 all'ora sono d'obbligo e nei quali non è difficile imbattersi in calessi trainati da cavalli, persone che rientrano con la zappa sulle spalle dopo una giornata di duro lavoro, bambini che giocano in mezzo alla strada. Ovunque case modestissime ma coloratissime. Iniziamo a capire quanto sia difficile effettuare grandi spostamenti da questa parti. Facciamo una capatina a Târgu Ocna cercando di intrufolarci in una antica miniera di sale ma siamo fuori tempo limite (è visitabile solo entro le 16.00) e quindi ci rimettiamo in marcia.

La sera, prima di rincasare, passiamo dal supermercato e acquistiamo qualcosa per la cena: smetana, una speciale panna acida che dà dipendenza e costate di manzo a volontà. Da queste parti il manzo costa molto meno rispetto alla carne di maiale, e per altro entrambe sono buonissime. 



Il giovedì mattina ci rimettiamo in auto: direzione nord ovest questa volta, verso la Transilvania e Lacu Rosu. A pranzo ci fermiamo vicino a Piatra Neamt e assaggiamo una delle specialità del posto: pizza con pomodori e pollo. 

 
Continuando verso il particolare lago transilvano, attraversiamo le famose Gole di Bicaz, uno stretto passaggio lungo circa 10 km tra rocce calcaree dalle pareti alte anche 3-400 metri. Lo scenario circostante è formato da una fitta vegetazione di pini, abeti, tassi, faggi e ginepri. Anche il massiccio di Haghimas che fa da sfondo è impressionante e sembra una roccia gigante sospesa sopra la nostra testa:

 
tutto questo è Transilvania! Lungo la strada assaggiamo tutto il cibo che incontriamo:


da un rotolo di pasta dolce enorme ricoperto di granella di noci e glassa, lo kürtoskalács, a dolcetti più simili a brioche ripieni di cioccolato o noci. Arriviamo sfiniti a Lacu Rosu a pomeriggio inoltrato.

Lacu Rosu deve il suo nome a uno strano fenomeno per il quale sono visibili in acqua tronchi di abeti rossi spezzati. Molte leggende gravitano intorno a questa località; in realtà la sua origine è imputabile alla strozzatura di un fiume che ha allagato una vallata intera sommergendo la vegetazione.


Ci fermiamo a bere della magica Silva, birra transilvana, in una locanda che presenta più animali impagliati che avventori e prima di fare ritorno, deviamo verso Targu Neamt per  visitare la sua antica cittadella fortificata e non possiamo esimerci dal salire fin in cima alla collina per visitarla. La recente ristrutturazione , unita alla vista che si può godere da lassù, ripaga della sfacchinata.

 



Durante tutti i nostri spostamenti, ci ha colpito la presenza di un qualcosa a cui non riusciamo a dare un nome… i paesaggi sconfinati e verdi, le enormi nuvole intagliate dai chilometrici raggi del sole, il tutto in questo azzurro ancora più enorme, le case decorate e colorate, alcuni sguardi, alcune espressioni, alcune “arretratezze”, ci fan pensare a quanto ci sia di spirituale e mistico in questo paese, non sono solo le edicole votive (qui tantissime) o i monasteri disseminati ovunque, ma è tutto il resto!

 



L’ultimo giorno, stanchi per il tanto girare, osserviamo da vicino Bacau, la città che ci ha ospitato. Al mattino ci aggiriamo per i tanti mercati enormi presenti in centro e nuovi centri commerciali del tutto simili a quelli italiani. Siamo appassionati di cibo di strada e oggi gustiamo sandwich speciali al pollo e salsicce di carne mista (i mici) cotte alla piastra, il tutto assaporando fresca birra chiara. I mercati dell’est presentano banchi che difficilmente troveremmo in Italia: corone di fiori per funerali accanto a bancarelle colme di rape, cavoli cappuccio, patate e cipolle. Alcune zone del mercato sono addirittura organizzate in modo da occupare vecchi palazzi fatiscenti. Nessun angolo è lasciato vuoto: ovunque si è sommersi da mercanzia di ogni tipo in un tripudio di colori e profumi. Al pomeriggio ci aggiriamo al fresco dei viali alberati del Parco delle Rose. Qui, tra le fontane e le panchine i bambini giocano in una delle poche aree verdi del centro e noi ci prendiamo un po’ di riposo prima di visitare la cattedrale ortodossa (la terza in ordine di grandezza del paese). Lo sfarzo è tanto al suo interno ma purtroppo ci è possibile visitare solo la parte sotterranea a causa dei lavori di ristrutturazione in atto. Le chiese da queste parti sono tenute in grande considerazione e molto vengono risistemate quasi ogni anno, a differenza di molti palazzi circostanti. La sera, invitati in una trattoria immersa nel verde, iniziamo il pasto con una bella bevuta di "tzuica", la tipica grappa di prugne romena che qualche giorno prima abbiamo visto produrre in diretta in un piccolo villaggio qui vicino dalle case dalle pareti di terra. Poi è la volta di zuppa di carne e involtini di verza con riso e carne, trippa con panna acida - Ciorba de burta con smetana – e spezzatino con peperoni. Per finire un dessert di pastella fritta con panna acida e frutti di bosco, il tutto innaffiato con un buon vino fresco.

sabato 6 aprile 2013

Le Langhe e il Roero, senza scordare il Monferrato



 
Da anni vorremmo visitare la zona del vino piemontese, tra Asti, Alba, Barolo e il Monferrato.
L'occasione arriva nel 2013: un intero fine settimana all'insegna dell'enogastronomia! 


Troviamo per caso posto in una piccola frazione (200 abitanti) di Costigliole d'Asti: Frazione Sant'Anna. E' incrocio tra tre zone: le Langhe, il Roero e a poca distanza anche il Monferrato. Il B&B, Frazione San'Anna è grande e curatissimo. I proprietari giovani, simpatici e intraprendenti. Consigliata l'enoteca con cucina del paese, sotto il castello di Costigliole d'Asti: Caffè Roma.


Ottimo Barbera, flan di cardo con fonduta di formaggi piemontesi, carne cruda battuta al coltello, zabaione al moscato d'asti con torta alle nocciole:60€in4!

Ritorniamo al nostro B&B dopo una passeggiata nel centro di Castigliole e una capatina a Burio (il castello però qui è privato e non è visitabile) e siamo pronti per dormire. L'indomani si parte per Neive, verso Alba. Riconosciuto come uno dei borghi più belli d'Italia, si snoda da Piazza Italia alla Torre dell'Orologio per poi scendere fino alla parte nuova: davvero dalla un gioiello di architettura medievale e per di più molto curato!

Poi è la volta di Barbaresco, borgo un po' meno caratteristico, quasi un viale che conduce ad una torre visitabile tramite un ascensore (spesso però fuori servizio).  

 
Il paese è sede di una delle Enoteche regionali più caratteristiche, posta all'interno di una chiesetta sconsacrata: la Chiesa di San Donato. Assaggiamo due annate distinte di Barbaresco - 2007 e 2009 - nebbiolo cresciuto e vinificato in questo territorio: ottimi entrambi!




Ci spostiamo ancora a sud e incontriamo Alba. Cittadina incantevole in cui antico e moderno convivono egregiamente, basti pensare al Duomo dai dettagli high-tech e alle innumerevoli mostre fotografiche. 

Ci facciamo un giro per il mercato del sabato che parte da Piazza Risorgimento. In una piazzetta apposita, c'è un intero spazio dedicato ai prodotti tipici: acquistiamo Toma piemontese, nocciole d'Alba. Visitiamo una mostra su Gaber alla "Wall of sound" ma poi troviamo la mostra permanente su Fenoglio chiusa. Peccato: col profumo di nocciole nell'aria, merito o colpa della Ferrero, saremmo rimasti qui ancora a lungo!



Roddi è il paese della poesia. Abbarbicato su uno dei colli, semi-disabitato, incantevole da visitare, nonostante la rocca sotto restauro. In ogni angolo vi sono frasi in ferro battuto appoggiate ai muretti tratte da poesie, a formare un percorso poetico. Si tiene anche un concorso di poesia una volta all'anno. Non poteva mancare, da queste parti, l'unica Università di cani da tartufo al mondo, fondata alla fine dell'800. 



A Grinzane Cavour, per 11 anni Cavour fu sindaco. Non c'è moltissimo da vedere di paese, ma salendo si trova il castello dedicato alla sua memoria e all'Unità d'Italia. All'interno, oltre al museo delle maschere, anche l'Enoteca Regionale: qui assaggiamo il Barolo chinato. 











Arriviamo a Serralunga d'Alba che è quasi il tramonto. Da lontano il castello, stretto ed altissimo, sembra il maniero di un cartone animato. 


Entriamo dalla porta medievale direttamente in auto e ci mettiamo ad osservare la fortezza da sotto: non è visitabile che per qualche giorno all'anno. Da ricordare la terrazza panoramica di fronte all'ingresso. 







Ripartiamo per Monforte, nella speranza di imbatterci in qualche resto cataro, o per lo meno in un museo dedicato, data l'importanza che hanno avuto storicamente gli albigesi da queste parti, ma nulla. 

 

Solo un percorso verso la sommità del paese vecchio, ove un tempo sorgeva il loro castello, poi nel tempo sostituito da un palazzo. Notevole l'anfiteatro naturale, che ospita ogni estate Monforte Jazz, con nomi di grande richiamo. 

Barolo non è da ricordare tra i centri più belli. Una strada principale si snoda tra cantine e botteghe trasformate in trappole per turisti. Per fortuna, verso la fine del paese, qualche vero artigiano del gusto è rimasto e siamo invitati ad assaggiare dei biscotti al barolo in una piccola panetteria. Il museo del vino, tappa da ritenere fondamentale, aprie come tante altre cose in Aprile.La sera vogliamo andare sul sicuro e ci fermiamo di nuovo a mangiare al Caffè Roma: di nuovo barbera ad accompagnare formaggi caprini di diversa stagionatura con mostarda di mosto d'uva e bollito misto con salsine piemontesi al peperone e al prezzemolo.



Il secondo giorno sarà all'insegna di poche visite ma mirate. Facciamo la consueta ricchissima colazione a base di cose genuine, prima di acquistare una modesta scorta di Barbera DOC sfuso dal produttore locale (Azienda Agricola Bo), qualche bottiglia di Moscato e di Dolcetto. Ripartendo a malincuore verso le prossime due-tre tappe, il navigatore impazzito ci costringe ad arrampicarci su un monte attraverso stradine infangate e devo dire che la mia Dacia da la risposta degna di un cingolato: altro che 4X4! 
Verduno è poesia liquida (da gustare) e solida (da ammirare dalle alture del suo centro. A Casa Ciabotto si può mangiare divinamente ed assaggiare le tante versioni del medesimo vino: un intero comprensorio che vive e prospera producendo uno dei vini più particolari sul territorio nazionale, il Pelaverga.   

 
A Nizza Monferrato, parcheggiamo nella piazza centrale, proprio di fronte al Palazzo comunale, sotto la torre civica. Questa cittadina dalla tipica forma a ferro da stiro, sviluppatasi all'incrocio di due fiumi, è il paese in cui si coltiva il cardo che abbiamo potuto gustare il giorno precedente. Dopo un rapido giro in centro, alla ricerca dell'ex ghetto ebraico, tentiamo di trovare qualcosa di aperto e con enorme sorpresa, per caso ci imbattiamo in un locale sotterraneo molto poco segnalato - l'Enoteca Regionale locale: un cantinone lungo e stretto con mattoni a vista dall'atmosfera davvero irripetibile. 

 
Anche qui assaggiamo le prelibatezze locali: un flan con blu di capra e un antipasto misto con vitello tonnato, battuto di carne bovina al coltello, una particolare svizzera con carne frullata insieme ad erbette e insalata russa. Come dessert decidiamo di assaggiare finalmente il famoso Bonet: un tortino al cioccolato fondente, non male. Oggi, da bere solo acqua. 


Ripartendo decidiamo di evitare Santo Stefano Belbo, patria di Cesare Pavese. Non sempre però la sua casa-museo non è visitabile e per una questione di praticità facciamo sosta un paio di ore ad Asti, città, come anche Nizza Monferrato, preda di dominazioni continue. In occasione del carnevale, ogni città cambia volto, e Asti non fa eccezione: traffico in tilt, centro quasi impraticabile, tutti i monumenti chiusi alle visite. Partendo da piazza Alfieri, percorriamo l'omonima via centrale e risaliamo fino alla Torre Rossa, risalente al periodo romano (inaccessibile), giriamo in preda alla fretta di visitare e fotografare e di appuntare ma non è proprio la giornata ideale: troppo caos. Arriviamo comunque fino a piazza Roma, giriamo intorno alla Torre Comentina e facciamo ritorno verso il parcheggio solo al calar del sole.