Fine estate 2013: verso la Repubblica
Ceca.
Si parte all’alba lungo il Brennero, dopo Vipiteno ci fermiamo all’autogrill a fare colazione con un bel
panino di segale imbottito di speck e formaggio. Acquistando la
vignette valida per 10 giorni (8 euro), ripartiamo e facciamo ingresso in Österreich. Qui ci sono da
pagare altri 8,50 euro per Ponte Europa prima di arrivare ad Innsbruck. Invece
di proseguire in direzione Monaco di Baviera, imbocchiamo la strada per
Vienna e dopo circa 150 Km ci fermiamo a Salisburgo.
Salzburg è una cittadina di
piccole dimensioni vivibilissima e di una cultura insospettabile. Per il fatto di
avere dato i natali a Mozart, è rimasta nei secoli molto sensibile all’arte e
alla musica in particolare; oltre tutto in questo periodo è festa qui in città:
la Salzburger Festspiele contagia il centro abitato promuovendo
la cultura musicale a tutti i livelli e le tradizioni locali. Lasciamo
auto e bagagli alla pensione che abbiamo trovato con un po’ di fortuna e ci
incamminiamo verso il centro.
Lungo la strada, in prossimità del centro storico
– qui non esiste quasi la periferia, ci sono si dei palazzi nuovi ma sono
immersi tra gli alberi e nella vicinanze di boschi, il che li fa apparire quasi
in armonia con ciò che hanno intorno – incontriamo diversi centri artistici
giovanili. Dal quello di danza sperimentale all’istituto di musica elettronica.
Qui sembra ci sia spazio per tutti e che ognuno possa trovare un suo spazio.
Il
centro storico, che sorge al di qua e al di là del Salzach, il fiume che bagna
la città, è un piccolo gioiello. Non sembra essere una bella bomboniera da
osservare da fuori, ti trascina con le unghie e ti porta a passeggiare per le
vie del centro. Scendiamo per Schallmoser
Hauptstrasse e ci dirigiamo verso Mirabell Garden.
Prima facciamo una capatina ad una delle abitazioni di Mozart che oggi all’interno ospita un museo di registrazioni mozartiane (Mozart Wohnhaus
- 10 euro cad.,
tutto sommato perdibile a meno che non siate dei grandi patiti).
Poi ci
accomodiamo nei pittoreschi giardini Mirabell: di fronte al Mozarteum, un palazzo che risale all’800 dedicato
allo studio di Mozart, all’ombra degli alberi diverse classi di scuole di
musica si stanno esibendo con strumenti a fiato: che spettacolo! Non ce ne
andremmo mai ma rimane tutta la sponda sinistra del fiume da vedere.
Così
passiamo il ponte Mullner Steg ed entriamo nel cuore della città. Partendo da
la Mozart Gebursthaus, la casa natale del compositore, ci infiliamo in
Getreidegasse, la via dove ogni negozio ha all’esterno ancora oggi un’insegna
in ferro battuto, e la percorriamo tutta. La gente in giro, nonostante il
caldo, è agghindata coi vestiti tradizionali. Ovunque artisti ed esibizioni
musicali. Arriviamo a Domplatz ma il duomo non è visitabile. Quindi
restiamo per un po’ ad osservare la gente che sotto l’enorme sfera gioca a
scacchi.
Poi prendiamo la funicolare (8 euro a/r a testa) e saliamo alla Festung
Hohensalzburg,una zona fortificata dell’anno 1000 da dove si gode di un panorama unico.
Grazie ad un lavoro di ristrutturazione encomiabile, l’enorme fortezza è
visitabile in lungo e in largo e al suo interno.
Una volta scesi, percorriamo
una sponda del fiume dando un’occhiata alle bancarelle presenti e prima di
rientrare facciamo pure un salto ad assaggiare una fetta di Sacher che non
guasta: squisita, molto delicata e leggera.
La mattina successiva lasciamo
l’Hotel Turnerwirt (una buona sistemazione se vi trovate a passare da queste
parti, il prezzo è sui 70 euro per una stanza doppia a notte) sul presto e
facciamo rotta verso Praga. Il navigatore d’ora in poi non ci potrà più essere
utile perché non è contiene la carta della Repubblica Ceca. Seguiamo quindi le indicazioni
per il confine e ci prepariamo a guidare per i prossimi 400 Km circa attraverso
paesaggi davvero suggestivi, tra foreste di abeti sconfinate e pochissimi
villaggi sparsi. Strade tortuose con salite e discese notevoli, montagne ai
lati ricoperte da vegetazione rigogliosa e una centrale nucleare in lontananza.
Dopo esserci fermati al confine per acquistare la vignette (13 euro per 10
giorni) e cambiare la valuta, ci fermiamo a pranzare lungo l’unica strada che
sale verso Praga, al primo ristorante-pensione in cui vediamo parcheggiati
camion. La regola non vale solo per l’Italia, cibo ottimo: un gulash speciale,
due bibite, circa 250 corone in due (10 euro) alla “Pension-Restaurant U KonskéBràhy”. Arriviamo a Praga nel tardo pomeriggio. Entriamo dalla periferia sud, o
per meglio dire da una sorta di zona industriale-commerciale in cui svettano
grattacieli notevoli.
Percorriamo tutto il centro, attraversiamo con l’auto per
la prima volta la Moldava – che solo un mese e mezzo fa è straripata a causa di
un alluvione e ha causato seri danni alla città – e raggiungiamo la parte nord,
dove è situato l’Hotel Klara, verso la zona fiere. Decidiamo di riporre i
bagagli e farci subito una sfacchinata fino in centro - da consigliare
l’utilizzo del mezzi pubblici, noi non li abbiamo mai usati per testardaggine,
ma possono risultare decisivi se volete visitare la città senza arrivare a
pezzi la sera – e per la precisione al Ponte
Carlo. Arriviamo a Malá Strana
– la “Città Piccola”, il quartiere ai piedi della collina su cui sorge il
Castello di Praga – verso il tramonto.
Il ponte è invaso dai turisti e c’è una
concentrazione di attività commerciali legate al turismo di massa incredibile.
La cosa mi sconvolge un po’ ma poi ci aggiriamo per i vicoli antichi oltre il
ponte e capisco il perché di questo ostinato bisogno di vendere ed acquistare:
Praga è una tavolozza di colori infinita da cui ognuno prende quello che vuole,
un centro così poliedrico e misteriosamente disordinato da lasciare senza
fiato. Per oggi è più che sufficiente: altri 3-4 kilometri circa in direzione
nord e rientriamo fra lo smog cittadino al nostro quartier generale.
Il secondo giorno visitiamo il Castello. Ci facciamo a piedi tutto il
lato destro del fiume fino ad arrivare ai piedi della collina su cui sorge. Poi
da lì seguendo le indicazioni passiamo all’interno di un vigneto storico,
quello di San Venceslao (l’ultimo rimasto nel centro
della città) ricco di verde e di ombra, e con questo caldo non guasta!
Da lì
continuiamo a salire e arriviamo alla porta est delle mura dove ogni ora si
effettua un pittoresco cambio della guardia, per la gioia di centinaia di
turisti pronti ad immortalarlo coi loro moderni tablet.
Questa importantissima
fortezza risalente all’IX secolo, già residenza dei re di Boemia, è oggi
visitabile in ogni sua parte - la Cattedrale, il Convento di San Giorgio, la Basilica di San Giorgio, il Palazzo Reale in cui vi sono gallerie di
pittura rinascimentale e barocca e il famoso Vicolo d’oro
– solo acquistando uno speciale biglietto del valore di circa 15 euro. Qui Kafka
ha abitato per qualche mese e dicono aleggi ancor oggi un forte sentore di
alchimia.
Entriamo nella meravigliosa cattedrale gotica di San Vito e ci
fermiamo a bocca aperta di fronte alla vetrata a sinistra ad opera di Alfons Mucha,
artista geniale dello stile Liberty.
Dopo aver attraversato in lunghezza tutto
il complesso, usciamo dalla porta opposta e scendiamo verso Malá Strana
mediante la Vecchia scalinata. Arrivati in fondo, ci dirigiamo verso uno dei
must del viaggio: il Franz Kafka Museum. Situato lungo il fiume, avendo
il quartiere di fronte dal Ponte Carlo è subito in basso a destra, è stato
lungamente minacciato dall’alluvione di giugno.
L’ingresso costa 6 euro circa a
persona e rappresenta una meta immancabile per chi come me ami
profondamente gli sghembi e geniali racconti del sommo narratore ceco.
Al’interno è possibile osservare reperti della vita dell’autore e un percorso
tenebroso e surreale ricostruisce le tappe della sua esistenza. Usciti da lì
siamo pronti per visitare un altro museo ma ci accorgiamo che tra poco
chiuderà, così rimandiamo la visita al giorno successivo e facciamo rientro
verso il campo base. La sera attraversiamo la strada, di fronte al nostro hotel c'è una birreria in cui gustarsi un bel petto di pollo farcito con prosciutto e
formaggio e una mega cotoletta di maiale, come contorno una montagna di
patatine fritte.
Il terzo giorno abbiamo in mente di girare per lo Josefov, il quartiere
ebraico, ma imbocchiamo la strada sbagliata, litighiamo con la cartina e ci
troviamo in un attimo nella Città vecchia. Qui gli spazi si fanno più
larghi ed eleganti palazzi liberty fanno da cornice alla bellissima Piazza
della Città vecchia e al suo famosissimo orologio astronomico, incastonato sulla torre del Palazzo
del Municipio,
che risale nella sua forma più arcaica al 400.
Arriviamo che stanno battendo le
12; restiamo così incantati dalle statuette degli apostoli che fanno capolino
nella parte alta e che si avvicendano alla finestra. Più sotto diverse figure
allegoriche, rappresentano i vizi capitali con movimenti rapidi e scattosi.
Poco lontano dall’orologio, sul lato sud, c’è un edificio, “La
casa all'ariete di pietra” in cui si riuniva in passato una
sorta di club tra le cui figure eccellenti spiccano i nomi di Kafka ed
Einstein. Facciamo il giro della piazza visitando una delle due chiese gotiche
più importanti (la Chiesa di Santa Maria di Týn), poi ci spostiamo, stanchi
della calca dei turisti, di nuovo verso la Città Piccola. Qui visitiamo
finalmente il Museo Campa, sull’isoletta omonima.
Per un biglietto di poco più di 7 euro a
testa si possono ammirare opere di Klimt, Mucha ed altri artisti della locale
arte moderna.
Sconsigliato per chi apprezza solo i grandi musei,
consigliatissimo se invece come noi amate quelli medio-piccoli, con poche opere
e ben esposte.
Usciti di là, nell’afa
pomeridiana, giriamo sull’isoletta alla scoperta dei suoi vecchi mulini e
finiamo per bere birra in una sorta di bar-lavanderia! Di passaggio nel quartiere ebraico, in una bettola ci divoriamo un Devil’s toast e del gulash. La sera torniamo a cenare nella solita
birreria: questa volta ci facciamo tentare da formaggio verde fritto – solito
contorno di patatine – e omelette ripiene di gelato: rinfrescante!
L’ultimo giorno, o meglio quello prima della partenza, vogliamo visitare
gli ultimi due quartieri centrali rimasti da vedere: la Città nuova e il Josefov. Partiamo dall’ex ghetto : ci
armiamo di biglietti cumulativi per visitare le sinagoghe principali e il
cimitero ebraico. Le prime sinagoghe (Maiselova, Klausová) sono molto classicheggianti,
l’ultima quella Moresca Spagnola davvero sorprendente. Quella centrale, Pinkasova, è commovente per i nomi dei
deportati morti nei campi di prigionia alle pareti.
Il cimitero
ebraico
è una esperienza: un’oasi di pace a più strati
in cui sono sepolti quasi 10.000 persone, compreso il famoso Rabbi Low,
creatore del mito del Golem.
Nella “Casa delle Cerimonie” è stato allestito un piccolo
museo con cimeli salvati dalla razzia che volevano farne i tedeschi. Usciti dal quartiere ci concediamo
un’insalata veloce con birra e poi ci dirigiamo verso piazza
San Venceslao, nel quartiere di Nové Město. Una delle principali attrazioni turistiche, si
tratta in realtà di due lunghi viali con al centro delle aiole immense, al
centro del quartiere degli affari e del commercio. Percorrendo i suoi spazi fin
verso il Museo Nazionale, l’architettura dei palazzi che si susseguono è sempre
e comunque liberty.
Arrivati in fondo ci dirigiamo verso i Giardini
di Karlovo Namesti,
un polmone verde nello smog del centro cittadino. Poi torniamo verso piazza
Venceslao e ci infiliamo in una stradina laterale, dove ci gustiamo delle
invitanti fette di pane guarnite in cento modi diversi per la modica cifra di
50 cent cadauna. Non male dato che con 4 di queste arriviamo tranquillamente a
sera!
Rientrando, per l’ultima cena decidiamo di far fuori le ultime monete rimaste
e in una panetteria prendiamo della pizza al taglio e delle paste
sfoglie ripiene di mele.
Il giorno successivo ripartiamo in direzione Monaco, per uscire dalla
città c’è un po’ di trambusto dato i lavori in corso (stanno portando tram e metro
ai quartieri periferici) che paralizzano le strade. Se scegliete di muovervi in
auto, vi consigliamo di portarvi un navigatore aggiornato in modo da non
sprecare due ore solo per imboccare la strada giusta per Pilzen. Un altro
consiglio che mi sento di darvi è quello di considerare di prendervi un giorno
per visitare un’altra città molto interessante: Dresda, a nord di Praga,
distante solo poco più di 100 kilometri.