In Agosto, cosa c'è di meglio che
faticare in sella ad una bicicletta, con temperature diurne proibitive e le
probabilità di essere rinfrescati da un temporale pari a quelle di imbattersi
in un orso polare nel bel mezzo della pianura padana? Percorriamo tutto il
fiume Mincio in bicicletta, tempo previsto: due giorni. Chilometri totali?
Centosettanta circa. In sella, si parte sulla ciclabile Peschiera - Mantova .
Questa volta, volendo andare oltre, ci prefissiamo di raggiungere il Po e
attraversarlo. Un po' perché non l'abbiamo mai fatto prima, un po' per vedere
gli effetti reali del terremoto che a fine Maggio ha investito quei
territori.
Giorno 1 - da Peschiera a
Mantova
Lungo il primo tratto, mi
accompagnerà Sonia, mia compagna nella vita e nei viaggi. Partiamo da
Peschiera, poco oltre località Sette Ponti, di fronte al casello
dall'autostrada, dove il lago di Garda convoglia le sue acque nel fiume Mincio.
Non mi soffermerò a decantare le solari bellezze paesaggistiche che la
cittadina può vantare, anche perché è già molto conosciuta e personalmente la
preferisco nelle nebbiose serate d'inverno, quando è possibile aggirarsi in
centro con il lusso di non incontrare anima viva. Dopo pochi chilometri si
arriva alla località Scarpina di Ponti sul Mincio. Paesino in cui ho abitato
per anni e il cui centro dista dal fiume qualche migliaio di metri. Da visitare
certamente questo, in qualsiasi momento dell'anno: vanta un castello scaligero
del '200 e delle antiche fontane in perfetto stato di conservazione, dove
chiunque ancora oggi può andare a lavare i propri panni. Sorpassandolo, si può
avvistare in lontananza ma nemmeno troppo) il centro di Monzambano, con la sua
settecentesca chiesa di San Michele e poco dietro il castello - scaligero
anch'esso. Ne incontreremo un altro poco più avanti, a Valeggio sul Mincio; in
realtà però non si tocca il centro di Valeggio bensì il meraviglioso Borghetto
(uno dei Borghi d'Italia) che, completamente ristrutturato di recente, è invaso
ogni fine settimana, in ogni stagione, da folle di turisti armati di macchine
digitali e videocamere pronte a catturare l'atmosfera retrò di questi luoghi.
Passato il Ponte visconteo, costruito nel XIV secolo, si ritrova dopo poche
centinaia di metri il fiume sulla destra. Qui le acque del Mincio si fanno un
po' più stanche e la corrente, man mano che si prosegue verso la città sarà
sempre meno forte. Usciamo per l’ultima volta dalla provincia di Verona –
l’avevamo già fatto in precedenza arrivando a Ponti sul Mincio da Peschiera – e
incontriamo il paese di Pozzolo che dista da Borghetto una decina di
chilometri. Giunti qui ci si imbatte sulla sinistra in un centro sportivo di
tutto rispetto, che può vantare dal campo da calcio alla pista delle bocce, e,
per chi avesse problemi con la bici, anche un quadro con strumenti per
sistemare qualsiasi problema meccanico si possa avere.
Tra Pozzolo e Marmirolo, sulla sinistra ci si imbatte spesso in ville antiche con giardini meravigliosi alimentati da canali paralleli al fiume. Sono presenti anche tantissime corti agricole, alcune abbandonate, altre in piena attività: vi accorgerete della presenza di parecchie porcilaie già a decine di metri di distanza.
Osservando
il pigro scorrere del fiume, è un piacere anche cogliere il variare della fauna
locale: da qui in poi è facile scorgere, intenti nella pesca, aironi bianchi o
cinerini, anche se non mancano gabbiani, cigni e svassi, tipici dell'area
lacustre.
Vicini a Mantova, decidiamo di entrare a Soave, piccolo paese che si trova lungo il canale in cui qui, tra dighe e sbarramenti, è irregimentato il fiume. Poche case, qualche negozio e una chiesa.. nessuno in giro ma in effetti è Ferragosto e il clima non è dei più invitanti: quasi 40 gradi!
Usciti da Soave, dopo circa 5 Km in
percorso si fa sempre più verde: si procede tra canali e ponti in legno -
davvero un paesaggio da sogno - per altri 4-5 Km e un po' a sorpresa, passando
per la Darsena Canottieri, si sbuca sulla spiaggia del lago Superiore di
Mantova, sotto il Ponte dei Mulini. Da qui, Piazza Sordello dista solo qualche
centinaio di metri.
Passiamo davanti al Castello di San Giorgio, entriamo in
piazza Sordello dall'adiacente piazzetta che ospita la basilica palatina di
Santa Barbara per vedere i danni riportati dalla cupola e poi andiamo a
rilassarci all'ombra degli antichi giardini dietro Palazzo Ducale, maggior polo d'attrazione turistica insieme al magico Palazzo Te.
Come avevo avuto modo di notare
altre volte, si tratta di un bellissimo percorso: poche salite e discese,
poco traffico (sono pochi i tratti d'intersezione in cui possono circolare le
auto) e molto tempo per chiacchierare o ancor meglio guardarsi attorno senza la
fretta di arrivare a destinazione.
Torniamo verso casa nel primo pomeriggio. Parziale: 90 Km circa (A+R)
Giorno 2 - da Mantova a San Benedetto Po
Il secondo giorno, il programma prevede di
partire da Mantova ed arrivare a San Benedetto Po.
Sarò accompagnato da Claudio, amico di una vita, mio complice nei viaggi più estremi. Mi armo di cartina e di indicazioni stradali.
Sarò accompagnato da Claudio, amico di una vita, mio complice nei viaggi più estremi. Mi armo di cartina e di indicazioni stradali.
Lasciamo l'auto nel parcheggio gratuito dell'Anconetta, sul lago di Mezzo, e
capiamo subito che non sarà facile seguire per filo e per segno le indicazioni
sulla mappa. Arrivati infatti a Bosco Virgiliano, dei passanti ci consigliano
di seguire letteralmente il Mincio lungo il suo corso, senza zigzagare come previsto
dall'itinerario. Ci dirigiamo quindi verso la periferia della città e accanto
al circuito di motocross saliamo sull'argine del Mincio, che qui esce dal lago
cittadino, e iniziamo la lunga strada che ci porterà sul Po. Arrivati al
piccolo borgo di Andes, altra denominazione di Pietole Vecchia, città natale
del poeta Virgilio, capiamo che è possibile proseguire per due direzioni: o
lungo la ciclovia asfaltata che abbandona il Mincio e va verso Bagnolo San Vito
(circa 6 Km), oppure rimanendo sull'argine è praticabile un'altra strada, non
asfaltata e piena di buche ma molto più avventurosa. La
nostra decisione è ovvia. Percorriamo una decina di chilometri sobbalzando
sulla sella ogni metro ma venendo accolti da scenari stupendi e selvaggi. Prima
di arrivare a Governolo (paese in cui il fiume sfocia nel Po) sbagliamo strada
un paio di volte e ci ritroviamo a girare su noi stessi in più di un'occasione
malgrado verso mezzogiorno non sia piacevole con il sole che ci carezza la nuda pelle.
Ci
fermiamo a Governolo a riposare e a rifocillarci. Il parco nel quale sediamo si
trova proprio di fronte alla famosa Conca di San Leone, progettata per collegare
il fiume Mincio, in prossimità della sua foce, al canale navigabile artificiale
Fissero-Tartaro. Tentiamo di visitare anche la chiesa e il campanile con
l'orologio ma non è possibile avvicinarvisi, è tutto transennato causa
terremoto.
È davvero un paesino piacevole e si respira un'aria particolare, mi sembra di stare sul set di 900 di Bertolucci, film peraltro girato proprio da queste parti. Proseguendo verso sud, a causa di cartelli inesistenti, ci tocca portarci in spalle la bici fin sopra il ponte alle porte di San Benedetto Po. Passato il ponte in ferro (qui in Po è largo diverse centinaia di metri) ci dirigiamo verso l'osservatorio astronomico che conosciamo bene.
Poi da lì entriamo in centro e nonostante sia giorno di
mercato si respira rassegnazione tra le poche persone presenti. Come se il
terremoto che durante ha colpito questo luogo avesse davvero dato un colpo
micidiale alla morale degli abitanti. Ci sediamo in piazza in una gelateria e
ci accorgiamo che gli archi per entrare in Piazza Matilde di Canossa sono in
parte crollati e diversi edifici in paese sono imbragati. Anche il Monastero e l'adiacente Museo Polironiano, sotto il quale si trova uno stupendo museo della carrozza, risultano in parte danneggiati.
Ripartiamo dopo
una mezz'ora, giusto il tempo di mangiare qualche frutto e riempirsi le borracce,
dopo aver tentato più volte di raggiungere le sponde del Po ed esserci riusciti
in una sola occasione, decidiamo di non fare la strada a ritroso, ma di
riattraversare il Po e di restare su un argine finché non si trovi qualche
cartello utile.
Arriviamo così alle porte di San Giacomo Po, luogo in cui, presso un centro di ritrovo per anziani (completamente autocostruito, autogestito e mantenuto) è stato girato nel 2007 da Ermanno Olmi il film “Centochiodi”, che seppur non sia a mio parere un capolavoro, è certamente portatore di spunti di riflessione. Qui scendiamo lungo l'argine del Po e incontriamo uno degli attori non professionisti presenti nella pellicola.
E' un
piacere quest'incontro e resterei qui a lungo ma è ora di andare, anche perché
da qui alla città mancano ancora una quindicina di chilometri abbondanti.
Torniamo verso Andes e da qui entriamo in città da Cerese, raggiungendo in un
baleno l'auto, sfiancati dal caldo soffocante ma felici per l'impresa compiuta.
È davvero interessante notare come ancor oggi vi siano zone, persino all’interno dell'iper
produttiva e tecnologicamente avanzata pianura padana, in cui sia possibile
perdersi in territori selvaggi e poco esplorati.
Parziale:
80 Km circa (A+R)
CONSIGLI DI VIAGGIO:
Per gli appassionati di viaggi fluviali, sia sul Mincio che sul Po, sono possibili due soluzioni, entrambe molto interessanti:
- Viaggio sul Po con la nave Stradivari, partendo dal porto di Boretto (RE), vicino a Brescello;
- Percorso su battello nella Riserva naturale delle Valli del Mincio, fino a Mantova. Servizio fornito dal gruppo "Barcaioli del Mincio".