Venezia vale bene dei giorni di
pioggia. Venezia vale reumatismi e brividi diffusi. Recandovisi d'autunno, coi
pochi residui turisti vaporizzati o rinchiusi negli hotel, per le sue strade ci
si imbatte soltanto in cittadini infreddoliti che si occupano di sbrigare
commissioni.
Venezia non è una città come le
altre, possiede una fiera decadenza tutta sua. Sono pochi i punti di accesso
per quella che un tempo era la capitale della Serenissima Repubblica. E meno
ingressi ha una città, meno è attaccabile, deturpabile, snaturabile. Rimane ciò
che è sempre stata: la galleggiante ultima Porta d'Oriente, da cui passavano
genti di culture diverse via mare. Via terra, ci si può arrivare solo con la
ferrovia o con l’auto, certo lasciando quest'ultima però al parcheggio lontano,
al di là dello strano e controverso ponte di Calatrava. L'aeroporto è lontano,
tutta un'altra faccenda come testimonia lo straordinario spettacolo teatrale di
Marco Paolini "Il Milione". È lontano perché qui la distanza si
misura in passi, o in nodi, non in chilometri. È remoto perché Venezia è una
zattera via l'altra, si solcano canali, ci si spinge col proprio sguardo al di
sopra dell'ombrello, a cercare particolari che anche passando per le sue calli
centinaia di volte, si ha l'impressione siano sempre nuovi, attuali segnali di
ciò che il tempo non può consumare. Volete un museo ideale fatto a città?
Venite qui d'estate, tra le centinaia di turisti che la centrale Stazione Santa
Lucia vomita a fiotti sul piazzale antistante. Volete una città reale, trattata
per troppi mesi all'anno alla stregua di un museo? Fate un salto in autunno,
ben vestiti, sfidando il gelo della brezza che soffia sul mare e congela le
orecchie, vi spinge a cercar rifugio nei bacari, nelle cicheterie venexiane.
Qui tutto è commercio, come sempre è stato nelle città di confine, anche lo
scirocco è abile venditore.
Guardate Fellini e "Venusia" sprofondare
negli occhi del suo Casanova. Se non state attenti, la colonna sonora di Nino
Rota potrebbe risuonarvi in testa per anni. Questa è la laguna, un'immagine
sgranata di un vecchio film anni 70: il mantellino rosso che corre via in
"Un dicembre rosso shocking", Nino Manfredi che gira a vuoto in
"Nudo di donna".
Corto Maltese che inizia le sue avventure dalla sua amata Corte
sconta.
Hemingway che organizza battute di caccia all'alba, l'ufficiale di "Di là dal fiume e tra gli alberi" che consuma il proprio ultimo amore con una giovane veneziana.
Arrivare a Venezia in un giorno
di pioggia, le strade deserte, è tutto questo. Vi sono centinaia di percorsi
possibili da intraprendere per questo arcipelago. Consigliato, sarebbe il primo
giorno girare senza meta, facendosi trasportare come una gondola non dalla corrente,
ma dai profumi delle osterie che si susseguono una dopo l'altra, dalle luci
ambrate delle vetrine delle botteghe di vetri, merletti, di vestiario.
Riservare un giorno alla visita delle isole, magari quelle più insolite tra le
poche in realtà che si possono totalmente visitare. Un terzo giorno poi, si
potrebbe scegliere uno degli itinerari più congeniali, senza contare le
centinaia di esibizioni d'arte fra cui poter scegliere.
Dove alloggiare, innanzitutto?
Prendere casa nelle vicinanze di Sant'Elena, significa scendere decisamente di
prezzo ma anche lasciarsi alle spalle la confusione delle calli più
frequentate. Inoltre, i battelli sono a due passi ed è possibile fermarsi a
mangiare da "La vecia Gina", rientrando la sera.
Provare l'ebbrezza di camminare
tra i veneziani, ascoltare il loro dialetto dalle mille sfumature, sfidarli a
chi passa per primo all'imbocco dei vicoli più stretti. Tutto questo è
stranamente possibile, sia girando per i quartieri verso Santa Lucia, sia
spostandosi dalla stazione Santa Lucia verso l'Arsenale in un grigio giorno
d'autunno. Se l'obiettivo è raggiungere la Biennale, la cosa migliore è armarsi
di pazienza e farsela tutta a piedi. Lungo il tragitto, ci si può improvvisare
Corto Maltese. Il personaggio nato dalla fantasia di Hugo Pratt da Malamocco,
Lido (ma non dimentichiamo un giovane Marco Steiner nella veste di suo prezioso
assistente) vede una delle sue storie più avvincenti scaturire letteralmente da
una piccola corte che si trova lungo l'asse Ovest-Est, per la precisione in
Corte Botera, vecchia fucina di botti e abitazioni di bottai.
Bisogna fare attenzione, non cercate "Corte sconta detta arcana" su google map, o vi ritroverete si in zona Arsenale, ma di fronte all’omonimo ristorante. Per arrivare alla vera corte della storia, bisogna seguire le indicazioni per l'Arsenale fino al'altezza della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Una volta in zona, è consigliato chiedere. In caso di timidezza, caratteristica non certo consigliata per un viaggiatore, ecco qui le indicazioni: Corte Sconta. Sempre da quelle parti, non si dovrebbe mancare la visita della "Libreria della'acqua alta", un locale unico nel suo genere, in cui libri e fumetti usati galleggiano sul pavimento di una sorta di sotoportego con tanto di entrata / uscita sul canale adiacente. Altra cosa sono le numerose botteghe antiquarie che si possono scorgere ovunque, ben disseminate. Qui, realmente potreste dare uno sguardo ad una prima edizione dell'insaziabile Giacomo Casanova, toccare magari con mano un volume sopravvissuto alla peste del 1630.
La morte rossa di cui parla Poe in uno dei suoi racconti più famosi, che Visconti ha così ben delineato nel suo film "Morte a Venezia", dal romanzo di Thomas Mann.
Un'incessante vento gelido dà il
benvenuto, una volta giunti all'Arsenale; qui è d'obbligo osservare i quattro
leoni posti all'ingresso dello stesso, trofei di guerra riportati da Francesco
Morosini dalla Grecia, proprio come una delle più famose tavole di Pratt. Un
ingresso della Biennale è proprio qui, zona di costruzione nautica. Negli anni
di maggior lavoro, offriva ospitalità a più di 5000 persone provenienti dai più
disparati paesi del bacino del Mediterraneo. Si varavano anche 2 navi al
giorno, assurdo se pensiamo alla mole di lavoro che vi stava dietro. L'altra
zona della Biennale è quella dei Giardini, Sant'Elena. Zona di partenza e di
ritorno se si alloggia da quelle parti.
Attraverso uno dei ponti più
celebri, Rialto, si può tornare in zona centrale, verso San Marco. Inutile dilungarsi
sulla storia degli edifici che si affacciano. Il campanile, è stato teatro
della sua stessa ricostruzione, dopo il crollo d'inizio '900; quasi cento anni
dopo fu conquistato militarmente con un finto carro armato dai seguaci della
Liga Veneta.
All'imbocco del Canal Grande,
risalendo per la coda del serpente che forma il corso d'acqua, si trovano
diversi edifici interessanti. Dalla grandiosità della Basilica di Santa Maria
della salute, all'Hotel Gritti proprio di fronte, riaperto da qualche anno e che
ospitò Ernest Hemingway durante i suoi numerosi soggiorni in terra veneziana.
Poco distante, al termine di Calle Vallaresso, vi è dagli anni '30 l'Harry's
Bar, meta dello scrittore oltreché di altri grandi della letteratura americana
e non solo. Oltre la basilica, sull'altra sponda del canale, vi è la singolare
Ca' Dario, abitazione al cui nome è legata la dipartita prematura e misteriosa
di alcuni tra i suoi abitanti. Sorvolerò per non annoiare sul presunto legame
tra la sua ubicazione e gli influssi negativi che avrebbe la coda del suddetto
serpente secondo alcune filosofie orientali: il capo verso la terra ferma,
l'estremità opposta rivolta verso il mare. Storie ovviamente del tutto surreali
quanto piene di fascino, a riprova del fatto che la banalità della normalità
non sia mai stata gradita dall'uomo in nessuna epoca. Il cortile interno della
dimora affaccia sulla calle che si percorre per recarsi alla Peggy Guggenheim
Collection, immancabile tappa verso l'incompiuto Palazzo Venier dei Leoni.
Poche opere, importanti, ben proposte: un esempio seguito dai musei del
passato, modello indiscusso per i musei che verranno. Proseguendo
controcorrente lungo il canale, l'errare senza meta farebbe giungere allo
stupendo ponte in legno dell'Accademia. Poco oltre, si scorge un altro grande
palazzo delle esposizioni veneziane: Ca' Rezzonico. Poi Ca' Foscari e la sua
università. Dopo la prima svolta decisa del canale, si giunge fino a Rialto,
grande esempio di ponte dalle numerose attività commerciali. Dopo aver scorto
in pieno San Polo il Campo della Pescheria, ancor oggi uno dei più importanti
mercati ittici della città, in un attimo si è di nuovo verso Piazza San Marco.
Gremita nei periodi di festa, il giorno di Carnevale sembra sul punto di
sprofondare per il peso dei suoi ospiti agghindati di tutto punto. Qui il
carnevale è una cosa seria, tanto è vero che il costo dei costumi può anche
arrivare a cifre considerevoli per maschere classiche eseguite artigianalmente:
Pantalone, Colombina, il Medico della peste si aggirano furtivi nella notte, al
rientro dai festeggiamenti; quest'ultimo è riconoscibile per la caratteristica
mascherina a becco, in cui un tempo erano pressate le erbe aromatiche che si
diceva tenessero lontana la morte.
Nel ritorno verso la stazione, merita
di certo fermarsi qualche istante a visitare l'ex Ghetto Ebraico. La sua antica
storia cinquecentesca, è ricollegata alla promulgazione da parte della Serenissima
di una legge che imponeva la segregazione a tutti gli ebrei abitanti in città.
Essi, malvisti dai cristiani, erano costretti, durante le ore di buio, a
rinchiudersi all'interno delle calli del quartiere. Quartiere peraltro collegato
al resto della città mediante due soli ponti che venivano chiusi la notte mediante
cancellate.
Ad ogni ora dai moli partono
battelli, impossibile non avere la curiosità di salire su uno di essi e
lasciarsi trasportare verso le vicine terre emerse. La sera è magica
l'atmosfera sul canale, scendendo verso il mare aperto. Le luci dei palazzi che
vi si affacciano, i canali minori laterali da cui sbucano inattesi motoscafi
dai lumi fiochi. Da Sant'Elena invece, parte l'avventura verso tutte le isole
limitrofe. Basta munirsi di abbonamento giornaliero e una buona giacca a vento
e si può passare tutto il giorno ad errare per l'arcipelago. Tra le terre più
vicine, vi è la Giudecca, isola residenziale piuttosto tranquilla. Se si vuole
staccare la spina basta giungere all'attracco di fronte alla Chiesa del
Redentore e voltarsi per rimirare il profilo del centro città da una lontananza
del tutto relativa. Una volta stanchi del vento incessante, ci si può rifugiare
in una delle osterie più vicine, prima di riprendere il traghetto e spostarsi
di nuovo. La vicina isola di San Michele, divenuta cimitero della città dalla
seconda metà del'800, ospita la tomba del poeta Ezra Pound. San Servolo, un
tempo manicomio lagunare e prima ancora convento benedettino, oggi ospita
all'interno la succursale dell'Accademia di Belle Arti di Venezia.
Al Lido, è buona cosa attraccare
in occasione della Mostra del Cinema. Qui, ogni cosa è pellicola 16:9, compresa
la spiaggia in cui furono girate memorabili scene di "C'era una volta in
America" e quella conclusiva di "Morte a Venezia". A Malamocco,
si diceva, vi è anche la casa in cui risiedeva Hugo Pratt.
Tornando ad Hemingway, egli, al
ritorno dalle sue battute di caccia mattutine in laguna, era solito fermarsi a
mangiare dall'amico Giuseppe Cipriani, all’omonima Locanda a Torcello. Da qui
venne l'ispirazione che lo portò a dedicare a questi luoghi numerose pagine del
suo romanzo "Di là dal fiume e tra gli alberi", composto proprio
sull'isola. La locanda esiste ancora oggi, la si scorge lungo il canale che
dall'attracco dei battelli conduce verso la piazza di Torcello, poco dopo il
ponte del diavolo. Torcello è uno dei più antichi insediamenti umani in laguna
e oggi è quasi disabitata. I silenzi offerti durante la visita delle strutture ecclesiastiche
presenti, la Chiesa di Santa Fosca e la Basilicia Di Santa Maria Assunta, sono
impagabili.
Ma l'isola di gran lunga più
incantata, è di certo San Lazzaro degli Armeni. Visitarle non è facile, i
battelli verso questa destinazione non sono moltissimi, ma basta segnarsi le
poche partenze. La sua storia recente narra di una confraternita di padri Armeni,
che spinti ad espatriare in seguito all'invasione turca, si rifugiarono su
quest'isola creandovi uno dei centri di cultura armena più importanti al mondo.
Attraccarvi la domenica mattina, significa avere la possibilità di partecipare ad
una messa dal rito davvero affascinante, all’interno della minuscola chiesa di
San Lazzaro. Nel chiostro poi, sono presenti mostre fotografiche sulla terra
d'origine dei sacerdoti. Curioso, il fatto che vengano prodotte e
commercializzate nelle stesse strutture, confetture di petali di rosa.
La meraviglia che destano in noi
questi piccoli mondi a se stanti, un tempo quasi del tutto isolati, è direttamente
proporzionale alla perdita di curiosità che ci investe troppo spesso a causa
del fatto di poter avere quasi tutto in qualsiasi momento. Venezia è una chiave
di lettura antica per un mondo che qui, per certi versi, è rimasto quello di un
tempo: geograficamente isolato, concettualmente più legato al mondo delle
navigazioni marittime che a quello della terra ferma.
IN BICICLETTA FINO AL LIO PICCOLO
IN BICICLETTA FINO AL LIO PICCOLO
Volendo osservare tutto ciò da
lontano, per meglio mettere a fuoco, è consigliabile con la bella stagione
recarsi all'estremo occidente della penisola di Jesolo. Spingendosi oltre gli stabilimenti
balneari che lasciano poi il posto a campeggi e piccoli centri, si giunge prima
al Cavallino ed infine a Ca' Savio. Da qui, l'ideale è abbandonare l'auto e
salire in sella ad una bicicletta in direzione Lio Piccolo. Tra abitazioni
immerse tra terra e canali, poche osterie lungo le strette strade, si arriva
dopo qualche chilometro alla piazza del Lio, una antica corte con tanto di
campanile e frasca dove abbeverarsi alla buona.
Un tempo qui vi erano orti,
pascoli, stagni da pesca e qualche piccola attività artigianale. Oltre a tracce
di insediamenti in epoche lontane. Salendo sull'alto campanile ristrutturato da
poco, ci si rende meglio conto di essere ospiti di piccoli lembi di terra
strappata al mare.
Dai sentieri limitrofi, percorribili solo a piedi o in bicicletta, è meraviglioso abbandonarsi alla visione di garzette, gabbiani, aironi e persino di fenicotteri in alcuni periodi dell'anno. Sullo sfondo la laguna veneta e Venezia sullo sfondo, così lontana e così vicina.
Venezia vale bene dei giorni di
pioggia.
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